Come procedere in caso di applicazione del tasso di mora pari alla soglia e inoltre presenti spese per morosità?

Da un punto di vista finanziario, non è possibile concludere che dato un tasso di mora pari alla soglia e considerate le spese applicate, si abbia un costo complessivo dell’operazione superiore al TSU. Si tenga presente che TAEG e tasso di mora operano su piani matematici completamente differenti e non possono essere sommati, nè sarebbe corretto sommare al TAEG la maggiorazione per mora. In altri termini operando una somma del genere si otterrebbe un indicatore del tutto privo di senso finanziario e niente affatto rappresentativo del reale costo dell’operazione.

Si può dimostrare che anche nei casi in cui il tasso di mora sia pari alla soglia, in scenari ragionevoli di ritardo nei pagamenti, il costo totale non si discosterebbe di molto dal TAEG ma sarebbe ad esso di poco superiore. Naturalmente, nelle ipotesi più estreme in cui si accumulino mesi, se non anni, di ritardo nei pagamenti, gli interessi di mora assumerebbero proporzioni significative e a seconda dei casi potrebbero essere tali da determinare un tasso di costo complessivo oltre soglia.

Il punto è che, dato un tasso di mora pari alla soglia, non è affatto detto che l’operazione sia usuraria (anche considerando le spese) ed, anzi, in generale non lo è, se non nelle ipotesi più estreme.

In condizioni del genere si potrebbe tuttavia seguire una diversa linea di ragionamento: se oltre alle spese “ordinarie” fossero stati contrattualizzati oneri da applicarsi in caso di morosità (es. spese per sollecito, recupero crediti…) si potrebbe certamente concludere che in caso di ritardato pagamento la banca applica un tasso di mora globale (ovvero considerato al lordo delle “spese per mora”) superiore alla soglia.

Il software al momento non contempla l’imputazione di tali “spese per mora” e si limita a rilevare le spese “ordinarie”, sulla base delle quali non si può concludere per l’usurarietà.

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